Cos’hanno in comune Le Petite Robe Noire e una Ford?
Sembra una domanda in pieno stile
Lewis Carroll, ai limiti dell’insensato (“Perché un corvo assomiglia ad una
scrivania?” Alice nel Paese delle
Meraviglie, 1865). E invece fu
l’autorevole Vogue ad ipotizzare il
paragone nel 1926, anno di creazione dell’ormai celeberrimo ‘Little Black
Dress’.
All’epoca il guardaroba della
signora perbene prevedeva svariati cambi d’abito per le differenti occasioni
d’uso, e relegava l’uso dei lineari – e poco attraenti – abiti in tinta unita
neri alle sole vedove, per antonomasia quelle della Grande Guerra.
Fu la stilista Coco Chanel ad
attuare una sorta di ‘rivoluzione copernicana’ del bon ton. Dall’astronomia,
alla filosofia, per approdare nel ‘900 ad una radicale modernizzazione della
moda, e di conseguenza degli usi e costumi.
E la Ford perché?
Semplicemente perché, negli stessi
anni, la modernità della tecnologia e del design – del prodotto in questo caso
- era stata resa accessibile su larga
scala per la prima volta con la produzione in catena di montaggio delle auto
Ford.
E l’innovativo abito di Chanel, con
il suo taglio classico, la pratica lunghezza al ginocchio, dinamica ma al
contempo di sobria eleganza, ed il colore nero neutrale, lo rendevano quello
che oggi è universalmente considerato come l’abito passepartout: il tubino
nero, e che all’epoca appariva come un’avanguardia ai limiti dell’azzardo.
Di fatto però, noi ne siamo
testimoni, il tempo avrebbe dato ragione alla visionaria Coco. Il suo abito
universale finì con l’affiancare capi molto differenti tra loro per foggia ed
utilizzi, se pur mai soppiantandoli, ma mai nemmeno sembrando il parente povero
e sciatto.
Il capo che più risentì di tale
rivoluzione fu l’abito da cocktail, che venne pressoché soppiantato dal nuovo
tubino. In primo luogo per la sua
evidente anti-praticità, a confronto con il nuovo ritrovato della modellistica,
ed in secondo luogo per le sue limitate possibilità di utilizzo: il nome stesso
lo suggerisce, l’abito cocktail ha persino un orario prestabilito per il suo
utilizzo. La concorrenza di mercato era schiacciante – proprio come lo era
stata l’utilitaria Ford, anch’essa inizialmente prodotta solo in nero, che
democratizzava il lusso – perché il tubino nero permetteva di essere indossato
anche al posto dell’abito da sera. Dunque tra l’happy hour e la soirée diveniva
superfluo il cambio d’abito, perché questo eclettico vestitino uniformava tutte
le signore di buon gusto sotto la stessa bandiera, in una società che si
avviava ad una vita sempre più frenetica, e nella quale essere presentabili in
ogni momento, ottimizzando i tempi tra vestizione e toletta, avvantaggiava la
donna già di per sé.
Tuttavia sarebbe sbagliato
considerare l’abito ‘Ford’ come un mero dispositivo da femministe frenetiche;
tutt’altro. Esso fu infatti ben presto adottato nel guardaroba delle signore
rispettabili e di buon gusto, fatto questo che, da solo, gli sarebbe valso a
garantire la sua immortalità nella storia della moda. Infatti a tutt’oggi resta
ancora un ‘must have’ per ogni donna, al contrario della superata Ford. L’allievo ha superato il maestro.